Vijaia 95-365

Ci conosciamo dal 1974, primo anno di facoltà di ingegneria. Eravamo in un’epoca diversa, c’era ancora il movimento operaio, c’era ancora il movimento studentesco. Con i giovinastri della nostra età condividevamo un desiderio che ci sembrava perfettamente lecito e normale: volevamo – come minimo – cambiare il mondo! Internet era molto lontana e i social si facevano col ciclostile. Adesso era praticamente due anni che non ci vedevamo, lui sta in Argentina da 20 ormai e oggi abbiamo passato una giornata insieme, aggiornandoci reciprocamente sulle ultime delle nostre vite. Ebbene, dopo tanti anni, nonostante la differenza continentale che ci separa, possiamo ancora dire di vedere chiaramente che certe dinamiche continuano a succederci “in parallelo”, le fasi delle nostre vite sembrano in qualche modo sincronizzate. Molto singolare. Mi sembrava giusto che il post di oggi rimarcasse l’evento 🙂

Appartenenze 93-365

Oggi la foto è programmatica, infatti niente di che, è più un lavoretto di grafica che altro. Ma ho un pensiero che mi frulla nel cervello da ieri sera, lo devo scrivere. Non sono tra quelli che ritiene che una fotografia possa e debba essere totalmente “autoconsistente”, ci sono cose che non possono essere espresse o che io non riesco ad esprimere. Insomma: lo scrivo.

Il pensiero riguarda le storie, le tradizioni e le culture familiari, soprattutto quando a tutto ciò si aggiunge anche un luogo familiare come una casa, una campagna, cose che sono oggetto di vita e di relazione tra le persone della famiglia e che costituiscono collante e rinforzo per le culture ora dette. Non sono stato chiaro, lo so, provo a spiegarmi meglio. Prendiamo in considerazione una campagna dei nonni, con una casa bella e amata, con periodi di tempo nei quali fratelli, cugini e zii si ritrovavano per occasioni felici e importanti: vacanze, feste, ricorrenze. Supponiamo ancora che questa campagna e questa casa sia stata di fondazione per la vita dei nonni e questo stato in qualche modo sia riuscito a permeare le generazioni succedutesi che vi hanno aggiunto il piacere di crescere insieme e di scoprire le scoperte che le fasi della vita, soprattutto le prime, comportano.

Bellissimo.

O forse no. Forse c’è anche un qualcosa di potenzialmente pericoloso per gli individui che vi appartengono. Quel poco che ho sperimentato e le osservazioni saltuarie presso amici e conoscenti mi hanno portato ad una convinzione: tutto questo bellissimo può trasformarsi, per i singoli individui, in una trappola. Niente di fisico ovviamente, ma di una condizione psicologica per la quale il mondo esterno risulta alla fin fine povero e poco attraente ma quello interno non è ampio abbastanza da consentire, alle giuste età, alle singole persone, quello che allegoricamente potremmo esprimere con spiccare il volo. Succede ovviamente che alcuni, forse i più, ce la fanno: tagliano le radici e camminano, corrono verso la vita che li attende. Come diceva Nietzsche l’albero ha le radici e l’uomo invece le gambe. L’uomo le deve usare, deve camminare (quante volte la parola percorso è usata nella descrizione di quanto stiamo facendo)! Questa trappola di cui stiamo parlando metaforicamente fa crescere radici e ci blocca. Di per se non sarebbe terribile, avere radici, pure questo è importante. Ma siccome siamo concepiti per percepire subito tutte le nostre contraddizioni, siccome in certi momenti non riusciamo a sopportare la nostra incoerenza, allora, in questi casi, non riusciamo a fare le scelte giuste nei momenti giusti.

Basta! Per stasera, di fare lo psicologo da strapazzo, ho finito!

Le tracce 92-365

Talvolta sono meglio di chi le ha generate… La storia di questa foto è da raccontare. Sull’onda dell’immagine di ieri ottenuta direttamente con lo scanner, volendo oggi in qualche modo continuare a sperimentare con la stessa tecnica, ho tagliato accuratamente una bella fetta di pomodoro (questo tondo bello grosso, adatto a farlo ripieno…) e l’ho piazzata sul vetro dello scanner. Prima scansione, poi seconda, vado cambiando risoluzione e settaggi dello scanner, provo con sportello aperto, sportello chiuso…vabbè, qualcosa viene fuori, niente di eccezionale ma in qualche modo penso di poterci lavorare come materiale di partenza da rielaborare. Così vado per ripulire lo scanner (l’acido del pomodoro tanto bene al vetro certo non fa…) e sollevo accuratamente un foglio di carta che avevo messo a protezione del coperchio: che bello! Il foglio era bagnato in modo sagomato dal pomodoro stesso: lo piazzo sul vetro della finestra e scatto con la luce in trasparenza. Qualche ritocco con lightroom..et voilà 🙂

Sepali 91-365

Niente macchina fotografica per l’immagine di oggi (né smartphone). Ho trovato, per terra, dei fiori di bouganvillea e li ho direttamente piazzati sul vetro dello scanner. Probabilmente l’idea mi è venuta perché ho visto, all’orto botanico, delle stampe ricavate usando le erbe seccate usate come “stampini” sul cartoncino. Si può fare.

Fallen Fruit 88-365

Secondo giro cittadino per Manifesta 12: confermo le prime impressioni, mi sembra proprio che porti in città una bellissima atmosfera. Aggiungo: le opere in esposizione sono per lo più fatte a Palermo e prendendo spunto da Palermo (“site specific” nel gergo artistico, io preferisco l’italiano) con idee anche semplici ma che davvero riescono ad entusiasmarmi 🙂